L’Impero Bizantino detenne il controllo di Siracusa fino all’anno 878, fin quando le forze arabe non la conquistarono, distruggendo la città e uccidendo il suo popolo. Gli arabi continuarono a dominare la città fino alla conquista Normanna nel 1105.
Dopo l'assedio dell’878, la conseguente perdita dello status di capitale regionale (titolo assunto successivamente da Palermo) e nonostante fosse stata ridotta alla sola isola di Ortigia, Siracusa fu ricostruita secondo lo stile Moresco di ispirazione araba.
Purtroppo, nel 1693 un terremoto dalla portata devastante ridusse Siracusa in un cumulo di macerie. La città fu quasi interamente ricostruita secondo lo stile barocco, che cancellò ogni traccia dell’architettura precedente, inclusa quella moresca. Di conseguenza, la documentazione storica del periodo arabo è nota come una "presenza sospesa", i suoi dettagli sfuggono a tutti tranne che agli esperti di cultura ed arte islamica. La dottoressa Laura Giudice, autrice di uno studio ancora inedito su Ibn Hamdis e Siracusa araba, ha sottolineato la presenza sospesa della tradizione araba. La si riscontra nel dialetto locale, pieno di termini di origine araba, o nei nomi dei luoghi, come Marzamemi o Donnafugata. È tangibile anche nel paesaggio locale, nell'arte e nella cucina tradizionale, con prodotti originariamente importati dagli arabi, come i pistacchi, i cannoli, le arance, i limoni e le melanzane, che oggi sono considerati "tipicamente siciliani".
A causa del terremoto, unitamente agli sforzi dei cristiani normanni di cancellare ogni traccia di questo periodo, gli effettivi resti islamici, seppur presenti, sono difficili da individuare. Ad esempio, nel Tempio di Apollo, che fu trasformato in moschea durante il dominio arabo, è possibile ravvisare un'iscrizione in cufico (arabo antico). Una scritta simile è presente nel "Castello Maniace", che si pensa abbia ospitato le truppe dell'imperatore Federico II del XIII secolo. Al Museo Bellomo è inoltre possibile osservare alcuni reperti più piccoli, come ceramiche e frammenti di mosaico arabo, così come alcuni motivi decorativi sulle finestre ad arco del Duomo o cattedrale, che ad un certo punto fu anch’esso trasformato in moschea.
La conformazione stradale odierna di Ortigia riprende la forma a “lisca di pesce” del periodo ellenistico, soprattutto nei vicoli e negli antichi cortili che mostrano ancora il segno di un'influenza più mediterranea che islamica. Giudice ribadisce anche che un esperto di arte araba riconoscerà le decorazioni islamiche in quelle barocche del tardo XVII secolo. Evidentemente il passato arabo è stato tramandato attraverso la cultura dello scalpellino.
Queste tracce "indirette" del passato si ravvisano spesso nel "quartiere arabo" di Siracusa, cioè nei quartieri Graziella e Spirduta, che sono a due passi dall'Algilà Ortigia Charme Hotel.
Una testimonianza di questo periodo storico di Siracusa è la poesia di Abd-al-Jabbar Ibn Hamdis (1056-1133), che visse durante l'epoca della riconquista normanna, dopo la quale fuggì dall'isola.
Per tutta la vita Hamdis ha espresso il rammarico per aver lasciato Siracusa, come in questi versi, che sono stati tradotti in un'antologia poetica dal titolo Poeti arabi di Sicilia (Edi.bi.si, Modica 2009, p. 35):
“Ricordo la Sicilia, e il dolore ne suscita nell'anima il ricordo. Un luogo di giovanili follie ora deserto, animato un dì dal fiore dei nobili ingegni. Se sono stato cacciato da un Paradiso come posso darne notizia? Se non fosse l'amarezza delle lacrime, le crederei i fiumi di quel paradiso."
Gli arabi coniarono monete in Sicilia ancor prima di portare a termine la conquista, utilizzando il dinaro d'oro e i dirham d'argento della loro patria.
Oggi Siracusa è sede dell'Associazione Culturale Italo-Araba, che promuove eventi culturali e spettacoli.
Un luogo davvero magico ed incantevole…
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